Chi li ha provati avvolti nel prosciutto crudo o accompagnati con formaggi stagionati e miele di castagno non riesce più a farne a meno: del resto è un frutto di nicchia, da veri amanti dei piaceri gastronomici. Purtroppo la sua stagionalità dura poche settimane all’anno: il fico matura infatti durante il mese di agosto, nel sud Italia anche a partire da luglio, a seconda dell’andamento climatico delle diverse annate. Esistono tuttavia delle varietà “bifere” che fruttificano in due momenti distinti dell’anno: ad inizio estate spuntano i “fichi fioroni”; su altri rami, spuntano poi i fichi veri e propri che sono pronti per la raccolta di fine estate.
Ma le cultivar più speciali maturano in questi giorni: come il buonissimo Figo Moro di Caneva o il Brogiotto Nero, scuri e di dimensioni ridotte, da gustare in sol boccone spesso senza bisogno di essere sbucciati; oppure quelli a scorza chiara, come il Brogiotto Bianco e il Dottato, caratterizzato da grossa dimensione e polpa molto rossa.
Vi consigliamo di acquistarne un po’ per volta dal vostro fruttivendolo di fiducia e portarli in tavola non solo come frutta: si accompagnano egregiamente a affettati e formaggi stagionati, nonché ricotte e gelati. Per i più pazienti, consigliamo anche di cimentarsi nella preparazione della composta di fichi: una vera delizia da estrarre dalla dispensa nei mesi invernali per regalarsi dolci ricordi di fine estate.
Come tutta la frutta, il fico è composto principalmente da acqua, ma anche da una discreta quantità di carboidrati, quasi il 12%, fruttosio per lo più, responsabile del suo dolcissimo sapore. Nella polpa sono racchiusi inoltre molte vitamine (A, B6, C) e numerosi minerali, tra cui potassio, calcio, sodio, ferro e fosforo; nonché innumerevoli semini che svolgono una blanda azione lassativa.
Curiosità botanica
Il fico non è un vero e proprio frutto, ma un’infiorescenza (tecnicamente detto siconio) che contiene i numerosi e minuscoli semini (tecnicamente detti acheni) avvolti da una sottile dolcissima polpa. Al consumatore, attratto più dal lato gastronomico del prodotto che da quello scientifico, forse poco importa sapere se sta mangiando un frutto, un’infiorescenza o un insieme di acheni: ma talvolta è sorprendente capire quanto complicata possa essere la genesi di ciò che consideriamo un semplice, banale, comune prodotto, come può essere appunto il fico.
I fichi secchi
Passata la breve stagionalità del prodotto fresco italiano, possiamo ricorrere ai buonissimi fichi secchi, ma ponendo attenzione alla provenienza: infatti nonostante esistano delle ottime produzioni dal Sud Italia, la maggior parte dei fichi essiccati arrivano dall’estero, da Turchia, Grecia e paesi dell’Africa settentrionale, dove viene principalmente utilizzata la varietà caduca di Smirne. Inutile sottolineare che il fico secco è una vera bomba energetica, a differenza del frutto fresco: 100 g di prodotto sviluppano infatti quasi 250 calorie. Attenzione quindi a non consumarne troppi!