Fino a poco tempo fa erano solo giocattoli. Oggi sfrecciano tra le vie delle città, e non solo nei parchi o sulle ciclabili: sono gli hoverboard – gli skateboard del futuro – i monoruota, i monopattini elettrici di tutte le dimensioni, i segway, le mini “bighe” su cui in molti centri storici vediamo viaggiare gruppi di turisti.
Mezzi alternativi, futuribili, da prendere non come semplici fenomeni di moda, ma sintomi di una mobilità che sta cambiando, sia in termini qualitativi sia quantitativi. E infatti è tra gli adulti che si stanno diffondendo: una nostra inchiesta (fatta in Belgio, Italia, Spagna e Portogallo tra chi dichiara di possedere uno di questi mezzi) mostra che il 61% ha un hoverboard; il 22% uno scooter elettrico; l’8% un monoruota; l’8% un segway: tutti comprati negli ultimi due anni. E mentre il motivo principale (59%) per cui si compra un hoverboard è il divertimento, l’acquisto di un monopattino elettrico (60%) o di un monoruota (40%) è spesso dettato dal bisogno di muoversi in modo più agile in città.
Non solo nei parchi: dall’inchiesta emerge che l’hoverboard è usato nel 31% dei casi in strada e nel 68% sul marciapiede (per il monoruota le percentuali sono rispettivamente 50 e 70). Nel caso dei monopattini elettrici il 70% dei proprietari li usa sulla carreggiata. Ma si può circolare liberamente sulle strade con questi mezzi? In realtà non è facile rispondere: al momento esiste un vuoto normativo riguardo ai dispositivi come hoverboard, monoruota e monocicli elettrici. Il Codice della strada non prevede in alcun modo la loro presenza sulla carreggiata. Attualmente questi dispositivi vengono equiparati a quelli che il Codice definisce “acceleratori di velocità”, quindi considerati alla stregua di pattini e skateboard. Di conseguenza è certo che sulle strade è vietato usare gli hoverboard, mentre sui marciapiedi il divieto è strettamente collegato alla possibilità di causare situazioni di pericolo per le altre persone. Una recente comunicazione del ministero dell’Interno ha rilevato la mancanza di una precisa collocazione dei monopattini elettrici nell’ordinamento giuridico italiano. Stando a questa circolare, perciò, i dispositivi come gli hoverboard potrebbero muoversi liberamente soltanto in aree private dove non trovano applicazione le norme del Codice della strada. Vista la loro diffusione, è urgente una legge specifica che metta chiarezza una volta per tutte.
Oltre al Codice c’è un altro aspetto da non sottovalutare: la sicurezza. Anche se non è obbligatorio, sono consigliabili a tutti – grandi e bambini – casco e protezioni adeguate e dotazioni catarifrangenti per il buio. Molti soci ci hanno scritto per sapere se è possibile stipulare una polizza per tutelarsi e per coprire eventuali danni causati ad altre persone. In realtà, la mancanza di una norma specifica che regolarizzi la presenza degli hoverboard sulle nostre strade si ripercuote anche sulla possibilità di assicurarli e sul tipo di assicurazione da fare. In linea teorica, se i monopattini dovessero superare i 6 km/h (come sembrano fare), rientrerebbero tra i ciclomotori: questo significa che dovrebbero essere assicurati come avviene per un comune scooter, stipulando quindi una polizza rc moto. Essendo sprovvisti di targa, però, l’unica alternativa potrebbe essere quella di sottoscrivere un’assicurazione rc capofamiglia, in grado di coprire i danni a terzi causati dai componenti del nucleo familiare, tra cui i bimbi. Purtroppo però la normativa non chiara al momento non permette di essere certi che questo tipo di polizza possa andare bene. Insomma l’unico punto certo è che bisogna risolvere anzitutto la questione di base, creando una definizione precisa di questi mezzi che faccia chiarezza sia nel Codice della strada sia in ambito assicurativo. La mobilità del futuro – elettrica, a zero emissioni, spesso in sharing – è arrivata così velocemente, che non siamo stati in grado di prepararci. Ma se il futuro chiama, bisogna rispondere.