Gli americani lo chiamano tooth spinach effect, effetto spinacio tra i denti . Si mette nel testo una parola inglese per darsi un tono, ma se ci scappa l’errore, l’interlocutore non presta più attenzione alle nostre parole, perché ha cominciato a ridere di noi. Proprio come non presteremmo attenzione ad uno che parla con uno spinacio tra i denti.
Il nostro migliore amico sarà sempre un buon dizionario, tuttavia ecco alcune regole base.
Occhio a grafia e vero significato
Risulta essere importante citare in inglese, o introdurre parole inglesi nel testo solo quando si è arcisicuri di quello che significano e di come si scrivono esattamente.
Non condivido un purismo alla maniera dei francesi, che chiamano le Home Page dei siti internet Page d’accueil e scrivono Confirmer invece di “OK”. Certe cose dette in inglese ci stanno proprio bene, ma per lo meno controlliamo: 1. la grafia 2. che il significato sia coerente con il contesto.
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Il Corriere della Sera ha dedicato un articolo allo scambio di errori tra italiani e inglesi (o anglofoni). Se per loro è quasi impossibile non dire brusceta, prosiuto e ghnocci, noi ricambiamo con una pronuncia ridicola di questi cibi:
bacon (diciamo: becon)(dovremmo dire: beiken)
steak (diciamo: stic) (dovremmo dire: steik)
ham (diciamo: em)(dovremmo dire: hæm)
pudding (diciamo:paddin)(dovremmo dire: pudin)
toast (diciamo: tost)(dovremmo dire: teust)
roast beef (diciamo: rosbif)(dovremmo dire: reust bi:f)
Non ho usato i segni fonetici tradizionali perché sono alla ricerca del codice giusto per visualizzarli. Per ascoltare la pronuncia corretta, vai su Merriam-Webster On Line e dopo aver inserito la parola che cerchi, clicca sull’icona dell’altoparlante.
Niente computers, please
Attenzione alla esse per fare il plurale! L’inglese, per fare il plurale dei sostantivi usa la esse. Fin qui tutto bene.
Ma va ricordato che le parole straniere che entrano stabilmente nell’italiano, cioè sono usate correntemente per indicare una cosa, non devono essere più declinate!
Quindi scriveremo (e diremo) due film e non due films, così come non diciamo i bars. Niente partners, e nemmeno computers, né containers, né sponsors, né managers.
Ovvio che, se stiamo citando una frase inglese, allora declineremo tutto come nell’originale.
Una menzione speciale per forum, album, curriculum.
Sono parole della lingua latina e non devono essere declinate: 1. per la stessa legge detta sopra; quindi diremo “sui forum”, “alcuni album”, “nei curriculum”, perché si tratta di parole entrate stabilmente nell’italiano (soprattutto non è il caso di dire curricula); 2.perché la esse al plurale è propria dell’inglese. Dire forums, albums, curriculums e affini denota un’ignoranza profonda. Stiamo attenti!
Versus non è verso
Un errore ricorrente è l’uso improprio di versus (vs. nella versione abbreviata). Si trova spesso in slide e relazioni, usato con il significato dell’italiano verso. Ma versus in inglese significa contro, tanto da essere usato anche per citare incontri sportivi, esempio Manchester United vs. Liverpool. Può significare anche in contrasto, in alternativa a, ad esempio: free trade versus protection (libero commercio versus protezionismo).
Le parole orfane: non adottiamole
Ci sono parole che all’inizio erano figlie dell’inglese. Poi qualcuno, a forza di orecchiarle, ha cominciato a tradurle goffamente in italiano. In realtà non sono traduzioni, ma forme adattate, che ormai non appartengono più a nessuna famiglia. Le avrete sentite: monitorare, sfidante, promozionare, domestico, compagnia, briffare, schedulare…e via così. Chi usa queste parole potrebbe dire tranquillamente: controllare, “che propone una sfida”, promuovere, nazionale, impresa, informare, mettere in agenda… Invece adotta queste “figlie di nessuno”, ottenendo un risultato sgradevole e, tutto sommato, provinciale. Se un’espressione viene meglio in inglese ed è proprio insostituibile, usiamola pure. Altrimenti, optiamo per l’italiano. Saremo più eleganti.